Partito
della Rifondazione Comunista
Comitato Politico Nazionale 16 - 17 dicembre 2006
Sintesi della relazione
introduttiva al Comitato Politico Nazionale del 16 e 17 dicembre 2006
di Francesco Ferrara (Segreteria nazionale PRC –
Responsabile Area Organizzazione)
Vogliamo avviare con la Conferenza
di Organizzazione un percorso che coinvolga tutto il Partito, le compagne
ed i compagni dei circoli, i nostri eletti a tutti i livelli, provare
insomma a far parlare tutte/i le iscritte/i di Rifondazione Comunista.
Vogliamo promuovere una discussione vera e partecipata, con l’obiettivo
esplicito di accrescere la democrazia e la partecipazione interna.
Una discussione così, si può fare, a patto che non facciamo
diventare la conferenza di organizzazione una sorta di congresso o una
conta sui documenti, questa modalità, inficerebbe tutto il percorso.
Insomma, occorre uscire dalla gabbia del correntismo esasperato che
ingessa il dibattito e non attiva un reale confronto libero per fare
si che il documento iniziale non necessariamente sia poi quello finale,
ma può essere emendato, cambiato dal contributo dei circoli e
dalle stesse conferenze di organizzazione di federazione e nazionale.
Per queste ragioni proponiamo quindi che, il documento da portare alla
conferenza di organizzazione, debba essere quello che il CPN di oggi
e domani approverà. Resta inteso che altri contributi, emendamenti
o documenti alternativi, che saranno presentati in questi due giorni,
anche se respinti, verranno portati a conoscenza di tutto il Partito,
per trasparenza, ma anche per consentire, a quelli che lo riterranno,
di poterli valutare ed eventualmente proporli nelle sedi dove avverranno
le discussioni.
Dunque non è in discussione il pluralismo interno del Partito.
La conferenza non ha il compito di cambiare gli organismi dirigenti,
ne di cambiare la linea del Partito, ma ha il compito di rispondere
alla crisi della Politica, crisi che investe anche noi, noi Rifondazione
Comunista, di indagare le regole, il funzionamento, la nostra internità
al sistema dei partiti.
Ma la conferenza di organizzazione è anche una straordinaria
occasione, non per tornare sulla scelta irreversibile della costituzione
della Sinistra Europea, ma per discutere di come tradurre questa scelta
nella concreta situazione italiana. La Sinistra Europea è una
scelta già assunta dal nostro partito in un appuntamento congressuale.
Ora deve entrare nelle “corde” di tutto il Partito nazionale
a partire dai territori. La S.E. non è l’annacquamento
di Rifondazione Comunista, oppure la sinistra del Governo. Quindi, nessuno
scioglimento del PRC, ma al contrario, riteniamo che occorre rafforzare
il Partito, la sua autonomia, il suo essere comunità condivisa,
la sua capacità organizzativa. Non solo non vogliamo abbandonare
il nostro definirci COMUNISTI, vogliamo approfondire il processo della
Rifondazione Comunista, secondo la linea di innovazione di cultura politica,
che abbiamo avviato e perseguito in questi anni difficili. Rafforzare
Rifondazione Comunista nella sua autonomia politica e culturale e, costruire
la Sinistra Europea come luogo plurale e molteplice, sono per noi le
facce della stessa medaglia.
Il movimento dei movimenti ha rappresentato in questi anni la possibilità
di una uscita da sinistra alla crisi della politica. La scelta di Rifondazione
Comunista di praticare l’internità ai movimenti come elemento
strategico e non tattico della linea politica e di investire molte delle
sue energie nella costruzione dei conflitti a partire da spazi pubblici
aperti ci ha dato la possibilità di evitare i guasti maggiori
dell’autoreferenzialità della politica. Ma la nostra trasformazione
in questa direzione va approfondita. È una necessità che
si rende ancora più evidente con la nostra partecipazione al
governo del Paese, se vogliamo rendere un elemento centrale della nostra
elaborazione la critica del potere. Occorre ripartire dall’obiettivo
della ricomposizione della frattura tra il sociale e il politico per
essere in grado di immaginare mutamenti della nostra forma organizzativa
in grado di incidere realmente sull’efficacia della nostra iniziativa.
L’autoriforma è stato un tentativo generoso che ha dato
risultati ma inadeguato alla scala dei problemi scatenati dalla crisi
della politica che attraversiamo.
Occorre una terapia d’urto, secondo una nuova ispirazione. Lanciamo
una ipotesi: connettere l’ultima Rifondazione, dal punto di vista
dell’innovazione politico e culturale con un recupero della prima
Rifondazione, a partire dalla fase di movimento, dal punto di vista
di uno spirito partecipativo, di una idea antiverticistica e antiburocratica
del partito.
Rifiuto del centralismo democratico
Per questo, noi proponiamo il mantenimento del rifiuto dell’idea
e della pratica del centralismo democratico.
L’unitarietà del partito come vincolo, da non confondersi
con l’unanimismo. Per fare questo c’è bisogno di
allargare ed estendere tutti gli spazi di discussione, tanto più
in questa fase, segnata dalla nostra presenza al governo. Occorre evitare
che i gruppi istituzionali o parti di essi si separino su questioni
o decisioni politiche di fondo della discussione nei gruppi dirigenti,
utilizzando una postazione privilegiata senza rispettare la democrazia
del dibattito in cui tutte le compagne e i compagni si pongono alla
pari. Fermo restando la libertà del dissenso, noi vogliamo riaffermare
come elemento di fondo della nostra diversità la prevalenza delle
decisioni democratiche dentro il partito.
Differenza di genere
Così come va affermata la differenza di genere come costitutiva
della nostra cultura e nella formazione degli organismi dirigenti e
nella modalità di svolgimento della vita democratica del partito.
A questo proposito proponiamo di eliminare ogni doppiezza. Già
lo Statuto prevede il rispetto delle parità della differenza
di genere nella costituzione degli organismi dirigenti e comunque non
può essere inferiore al 40%. Purtroppo questa regola non viene
rispettata, per questo proponiamo di rendere cogente tale norma introducendo
una rigidità e cioè, se dopo un certo periodo (tre mesi),
questi organismi non rispettano questa regola, c’è la decadenza
dell’organismo stesso.
Contrastare l’esasperazione
correntizia
Come ho detto all’inizio, un altro punto è quello di contrastare
l’esasperazione correntizia, per rompere l’ingessamento
del Partito e puntare al massimo coinvolgimento ed ad una vera valorizzazione
di tutte le competenze e le energie diffuse. Ciò è essenzialmente
anche per far funzionare meglio gli organismi, le decisioni e la vita
democratica. Coinvolgere tutte/i le/i iscritte/i deve essere la scelta
di fondo. A questo proposito proponiamo di ripristinare il meccanismo
per il quale i gruppi dirigenti vengono decisi, almeno in parte, dalle
istanze inferiori nei congressi.
Incarichi istituzionali,
obbligatorietà dell’alternanza
Occorre impedire il cumulo di cariche o incarichi istituzionali, spesso
abbiamo che un compagno è consigliere comunale, provinciale,
regionale o presente in Enti o Consigli di Amministrazione.
Ribadire la rigidità dei due mandati per le eventuali eccezioni
(il segretario del Partito), devono essere decise dagli organismi con
una maggioranza qualificata.
Bisogna su questo introdurre un’ulteriore norma che preveda l’obbligatorietà
di alternanza tra impegno nelle istituzioni e lavoro di Partito. Non
ci possono essere “carriere” separate, chi deve stare al
partito e chi deve stare nelle istituzioni, ma occorre una circolarità
di esperienze per arricchire il Partito ed evitare una deriva istituzionalista.
L’inchiesta
Dobbiamo sempre più essere il Partito dell’inchiesta. L’inchiesta
come strumento necessario al radicamento sociale del partito per costruire
relazioni con movimenti e vertenze, decisivi alla costruzione di una
nuova idea della politica e del rapporto con la società ed i
movimenti.
Molte esperienze fatte in questi anni nei territori, possono essere
utili a tutto il partito, parliamo della nostra capacità di stare
in tutti i conflitti, vertenze territoriali o esperienze di dipartimenti,
insomma una vera e propria valorizzazione delle Buone Pratiche.
L’autofinanziamento
L’autofinanziamento deve rimanere l’elemento fondamentale
della vita di partito, per garantire la sua indipendenza ed autonomia.
Per questo, occorre avere massima cura delle risorse e lottare contro
ogni forma di spreco. Così come va confermato il processo di
decentramento delle risorse direttamente ai territori per favorire pienamente
il radicamento e il rafforzamento del Partito.
Come è necessario combattere la degenerazione elettoralistica
presente nel nostro Partito con il riprodursi e l’estendersi di
comitati elettorali che fanno perdere la nostra diversità.
Le strutture di base
Dunque, piena centralità alle strutture di base, come abbiamo
detto, vanno potenziate e ampliate.
Al tempo stesso, l’esperienza di questi anni ci dice che occorre
ampliare il concetto di struttura di base. Rompere la piramide che vede
il riprodursi delle strutture, da quella nazionale a quella di base,
come strutture pressoché identiche, che riproducono meccanicamente
le stesse modalità. Con ciò si vuole affermare che al
nostro Partito, l’adesione può arrivare da pratiche che,
partendo da una parzialità, si riconnette ad una idea generale
di trasformazione. Per questo, pensiamo di dar vita, accanto a circoli
territoriali e di lavoro, a circoli tematici, che abbiano gli stessi
diritti dei circoli territoriali, provando per questa via ad allargare
il nostro radicamento nel territorio. Così come va indagata meglio
la nostra presenza nelle aree metropolitane e ripensata con uno sforzo
pressante la presenza nostra nei luoghi di lavoro.
Tesseramento
Questa conferenza è anche una grande occasione per rilanciare
la campagna di adesione al nostro Partito. Anche quest’anno il
tesseramento stenta, pur in presenza di risultati come la Campania e
la Puglia, dove siamo oltre il 100% degli iscritti o in federazioni,
come quella di Roma, dove è stato superato l’obiettivo
del 100%. Facciamo uno sforzo straordinario, il viatico della Conferenza
è utile a questo fine.
Care/i compagne/i, questo percorso è ora cominciato. La proposta
che avanziamo è che le Conferenze dei Circoli dovranno aver luogo
tra il 1° ed i il 18 Febbraio, quelle delle Federazioni tra il 19
Febbraio ed il 25 Marzo, quella Nazionale dal 29 Marzo al 1° Aprile.
Dopo la conferenza nazionale si terranno, entro l’anno 2007, approfondimenti
in sede regionale.
Proponiamo che la Presidenza del CNG faccia da garante per tutto il
percorso e vigili sull’applicazione del regolamento che proponiamo.
Vogliamo una Conferenza partecipata, quindi, pensiamo a platee larghe,
pertanto, proponiamo che la platea delle conferenza nazionale sia costituita
da: CPN e CNG, coordinamento nazionale dei Giovani comunisti, segretari
delle federazioni e regionali, organizzatori e tesorieri regionali,
delegazioni, ovvero rappresentanze della Conferenza e Forum delle Donne,
della Conferenza dei Migranti, della Conferenza dei lavoratori e delle
lavoratrici; compagne e compagni, individuati dalla Direzione, impegnati
in organismi di massa, associazioni, movimenti, esperienze di vertenze,
gli eletti al Parlamento europeo, Nazionale, ai Consigli regionali e
alle relative delegazioni di governo.
La Direzione stabilisce un riequilibrio della platea, ai fini di garantire
il rispetto della differenza di genere e quello del pluralismo interno.
Proviamo a mettere a frutto in questo percorso l’esperienza e
le pratiche accumulate in questi anni difficili. La grande vitalità
del Partito e la capacità delle/dei nostre/i militanti di essere
partecipi di tutte le lotte generali, di posti di lavoro, territoriali.
Care compagne e compagni, la nostra forza si basa su un volontariato
generoso e straordinario che fa sì di rendere ancora la politica
una cosa vera, questa generosità dà gambe alla nostra
capacità di mobilitazione e di insediamento sociale. Non disperdiamo
questo patrimonio, ma valorizziamolo nel percorso della Conferenza di
Organizzazione che oggi avviamo, buon lavoro a tutte e a tutti noi.