Ordine
del giorno proposto dalla Segreteria nazionale - APPROVATO
La conclusione
positiva della vertenza contrattuale dei lavoratori metalmeccanici rappresenta
un grande successo. Il superamento dell'inflazione programmata come
criterio per il rinnovo dei contratti, l'affermazione della democrazia
dei lavoratori, il contrasto alla pretesa dell'estremizzazione della
flessibilità, la difesa del contratto nazionale come strumento di unificazione
del mondo del lavoro: tutti assieme questi punti rappresentano elementi
di fondo per la ripresa di una nuova stagione di lotte per l'estensione
di diritti e garanzie del lavoro. Riteniamo che questo successo dia
ragione pienamente a quanti, dentro il movimento sindacale italiano,
in particolare la FIOM, hanno praticato un rapporto di internità con
i movimenti e dato voce a una vera istanza di rinnovamento. Un successo
che porta il segno di una capacità di lotta e di un protagonismo dei
lavoratori che rappresentano un grande investimento per il rilancio
di una iniziativa politica generale per la trasformazione del Paese.
Questa nuova fase
deve vedere il massimo impegno del Partito nella sua capacità di proiezione
esterna e di capacità di stare dentro le importanti scadenza di movimento.
Innanzitutto la partecipazione al Forum sociale mondiale di Caracas
dal 23 al 30 gennaio, in un laboratorio fondamentale della sperimentazione
di nuove strade di uscita dal neoliberismo come è il Latinoamerica.
La partecipazione alle manifestazioni contro la direttiva Bolkestein
dell'11 e 14 febbraio a Strasburgo, assieme a tutte le forze sindacali,
di movimento e politiche che, anche attraverso la battaglia contro la
Bolkestein, possono rilanciare una iniziativa generale su scala europea.
Riteniamo che la scadenza del 14 febbraio sia molto importante anche
come occasione di protagonismo che il Partito della Sinistra Europea
può svolgere in questo contesto.
Altri appuntamenti,
nel nostro Paese, rappresentano scadenze di rilievo per la capacità
di unificazione delle lotte che esprimono.
Pensiamo, in particolare, al forum sulle vertenze e la democrazia del
17, 18, 19 febbraio in Val di Susa; al Forum italiano sull'acqua del
10, 11, 12 marzo, la giornata nazionale per l'abrogazione della controriforma
Moratti del 4 febbraio.
Rivolgiamo un appello
a tutte le strutture del partito per il rilancio dell'iniziativa per
la raccolta di firme per l'abrogazione della controriforma costituzionale
varata dalle destre, a partire dalle giornate di mobilitazione nazionale
decise dal coordinamento nazionale per il referendum stabilite per il
27, 28 e 29 gennaio con l'obiettivo di contribuire all'effettuazione
di 1500 tavoli di raccolta di firme in tutta Italia.
Pensiamo che vada
rilanciata l'iniziativa del movimento per la pace contro la guerra e
il terrorismo, l'occupazione dell'Iraq e per il ritiro delle truppe.
La giornata di mobilitazione del 18 marzo rappresenta per noi un impegno
prioritario in questa direzione.
Nel quadro generale
di iniziative di movimento, pensiamo che vadano inserite e rilanciate
le nostre iniziative per i beni comuni e la legge di iniziativa popolare
e quella contro la precarietà.
Riteniamo che la
discussione sul programma con le altre forze dell'Unione abbia avuto,
in questi ultimi giorni, un positivo avanzamento ma che segni ancora
la presenza di punti aperti di discussione non marginali. Crediamo,
quindi, che si debba dare il mandato per giungere in tempi brevi a una
stretta conclusiva che sarà sottoposta alla valutazione degli organismi
del Partito. Pensiamo che forte debba essere la nostra iniziativa affinchÈ
sul programma non venga meno, ma al contrario sia rilanciata, la necessità
di un coinvolgimento largo e di una aperta consultazione con le forze
sociali, con i movimenti, con le autonomie locali.
Accanto alla definizione positiva del percorso per il programma dell'Unione,
riteniamo necessario presentare il nostro programma, un programma non
alternativo a quello che concorderemo con le forze del centro sinistra,
ma che guardi oltre, nella direzione della costruzione dell'alternativa
di società che rappresenta l'obiettivo di fase della nostra politica.
Il nostro programma vogliamo declinarlo come programma della sinistra
di alternativa, ovvero come prima impegnativa occasione in cui la Sezione
Italiana della Sinistra Europea presenta il proprio profilo politico
programmatico. La nostra proposta è che l'apertura della nostra campagna
elettorale sia caratterizzata dallo svolgimento di una iniziativa di
grande rilievo su questo terreno.
La costruzione della sezione italiana della sinistra europea, di cui
le importanti candidature alle prossime elezioni politiche ne costituiscono
una prima rappresentazione concreta, è l'impegno fondamentale di questi
mesi, una costruzione fatta attraverso un vero coinvolgimento di forze,
di realtà, di movimenti e che parta dai territori e dalla ricchezza
che le lotte di questi anni hanno consegnato come accumulo di energie
nella direzione dell'alternativa.
L'insieme di questi
appuntamenti e di questi impegni deve essere utilizzato anche ai fini
della massima attivazione del partito nella impegnativa campagna elettorale
che rappresenta un passaggio fondamentale per il Paese.
Il successo delle liste di Rifondazione Comunista è indispensabile per
battere le destre e determinare una vera discontinuità.
Per questo l'appello è a tutti i gruppi dirigenti centrali e periferici
a tute le militanti e i militanti del Partito per un impegno convinto
e generoso come è sempre stato nei momenti alti delle sfide che in questi
anni abbiamo affrontato nonchÈ a tutte le forze sociali e di
movimento che con noi in questi anni hanno incrociato i percorsi delle
lotte che hanno tenuto aperta la strada di una vera alternativa.
OdG
Approvato
Il Comitato Politico
Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista aderisce all'appello
lanciato dall'assemblea del Forum Sociale Europeo a Vienna nella quale
si promuove per il 18 e 19 Marzo due giornate di mobilitazione internazionali
contro le occupazioni militari e il disarmo.
Dà mandato alla Segreteria Nazionale e al Dipartimento Pace affinché
formalizzino la piena partecipazione del Prc al comitato promotore della
manifestazione nazionale del 18 marzo a Roma, impegnandosi in particolare
per allargare il fronte dei proponenti a tutte le forze pacifiste che
si sono battute contro la guerra "senza se e senza ma".
Il terzo anniversario della guerra all'Iraq non deve essere una data
di routine ma l'occasione per far scendere in piazza il popolo della
pace e dare visibilità alla richiesta del ritiro immediato delle
truppe italiane e l'avvio di una politica estera "altra" che faccia
del ripudio della guerra sancito dall'articolo 11 della Costituzione,
la sua architrave.
Le mosse di Berlusconi e Martino in merito al ritiro scaglionato entro
il 2006 dei militari italiani dall'Iraq, se da un lato dimostrano la
forza della pressione dell'opinione pubblica italiana schierata contro
l'intervento militare, dall'altro sono semplice propaganda essendo il
governo italiano totalmente subalterno al governo USA il cui presidente
Bush ha anche recentemente dichiarato di non aver nessuna intenzione
di lasciare - finchè rimarrà alla Casa Bianca - l'Iraq.
Il necessario processo di riconciliazione nazionale tra tutte le componenti
del popolo iracheno, resistenza compresa, è minato alla radice
dal perdurare dell'occupazione straniera. I rischi di balcanizzazione
dell'Iraq si accrescono ogni giorno che passa trascinando il paese in
una guerra civile sempre più sanguinosa dalla quale si alimentano
anche forze terroristiche come Al Qaeda.
I pericoli di allargamento della guerra infinita alla Siria e all'Iran
dimostrano l'urgenza di una radicale inversione di tendenza.
Il Comitato Politico Nazionale del Prc fa appello alle forze del movimento
per la pace contro la guerra affinché la manifestazione del 18
Marzo preceduta da una serie di mobilitazioni su tutto il territorio
nazionale, tra le quali la manifestazione nazionale promossa sul tema
della difesa dei diritti del popolo palestinese che si terrà
il prossimo 18 febbraio a Roma, quest'anno metta al centro della mobilitazione
la solidarietà con il popolo palestinese contro l'occupazione
e il muro della vergogna, a sostegno delle forze di face israeliane
che si battono contro la politica militarista del governo di Tel Aviv,
rimettendo al centro dell'agenda politica la parola d'ordine "Due Popoli,
Due Stati con Gerusalemme capitale condivisa di entrambi".
Dà mandato alla delegazione del Prc che parteciperà al
Forum Mondiale Sociale di Caracas di lavorare affinché da quella
sede sia rilanciato l'appello alla mobilitazione internazionale del
Forum Sociale Europeo e il 18 e 19 Marzo diventi così un appuntamento
che coinvolga tutti e cinque i continenti.
La Segreteria
Nazionale
ODG
approvato
L’assemblea nazionale
dei Comitati “Per una buona scuola della Repubblica”, svoltasi
a Roma nei giorni 21 e 22 gennaio, ha definitivamente varato il testo
del disegno di legge di iniziativa popolare sul quale lanciare la raccolta
delle 50.000 firme per portare la proposta di legge in Parlamento
Si tratta di una iniziativa di grande importanza che ha visto coinvolti
centinaia di comitati, genitori, studenti e insegnanti, protagonisti
in questi anni delle mobilitazioni contro la riforma Moratti.
Dall’abrogazione della legge 53 all’elevamento dell’obbligo
a 18 anni; dalla generalizzazione delle scuole pubbliche dell’infanzia
al ripristino integrale del tempo pieno e prolungato, come modalit‡
pi_ avanzata della didattica e non solo di recupero del tempo scuola
sottratto alle bambine e ai bambini dal centro destra:sono questi alcuni
dei punti cardine contenuti nella proposta “Per una buona scuola
della Repubblica”
Il Comitato Politico Nazionale del PRC, condividendo i contenuti e gli
obiettivi della proposta, impegna il Partito a sviluppare una grande
campagna di massa per la raccolta delle 50.000 firme.
Loredana Fraleone
Luigi Saragnese
Monica Donini
Martino Albonetti
Roberto Antonaz
Titti De Simone
Patrizia poselli
No
alla “caccia alle streghe” anticomunista - APPROVATO
Nei prossimi giorni, l’assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa sar‡ chiamata a discutere
una risoluzione denominata “sulla necessit‡ di una condanna
internazionale dei crimini dei regimi totalitari comunisti”, nella
quale, in sostanza, il comunismo viene equiparato ai regimi nazisti
e franchista.
Se la risoluzione dovesse essere approvata, i paesi appartenenti al
consiglio d’Europa sarebbero chiamati ad assumere iniziative sul
piano nazionale,m attraverso l’istituzionalizzazione di vere e
proprie campagne anticomuniste.
La decisione di procedere all’esame della risoluzione Ë stata
assunta su suggerimento dei rappresentanti, del raggruppamento del PPE,
di alcuni paesi dell’Europa centro-orientale, recentemente entrati
nell’Unione Europea, noti per le gravi limitazioni, tuttora in
atto, delle libert‡ democratiche e dei diritti umani. Ad esempio,
nei paesi della regione del Baltico (Lituania, Lettonia ed Estonia)
non solo Ë tuttora proibita l’attivit‡ dei partiti
che si definiscono comunisti, ma vengono perseguitati i loro dirigenti,
alcuni dei quali, ormai da quasi 15 anni, scontano pene detentive in
condizioni pesantissime, nel pi_ assoluto spregio delle pi_ elementari
norme di diritto (Ë il caso degli ultrasessantenni dirigenti del
Partito Comunista Lituano) e , soprattutto, nella pi_ assoluta indifferenza
degli organismi competenti dell’ Unione Europea e del Consiglio
d’ Europa.
In questi Paesi, la persecuzione anticomunista si accompagna a forme
disgustose di discriminazione nei confronti delle rilevanti minoranze
etniche abitanti sul loro territorio.
In altri paesi dell’Europa centro-orientale (in particolare, in
Ungheria e Repubblica Ceca), sono in vigore gravi misure discriminatorie
nei confronti dei Comunisti, che si traducono nel tentativo di mettere
fuorilegge le loro organizzazioni ( Ë il caso recente dell’organizzazione
giovanile del partito comunista di Boemia e Moravia) e nella proibizione
(pena gravi sanzioni ) dell’ esposizione nei simboli storici del
movimento operaio.
Il Comitato Politico Nazionale del PRC, riconfermando la condanna per
lo stalinismo ed i crimini compiuti nei regimi dei paesi del cosiddetto
“socialismo reale”, considera inaccettabile l’ equiparazione,
del tutto strumentale ed antistorica, tra le esperienze comuniste del
‘900 ed i regimi di stampo fascista. Se l’ Europa Ë
stata in grado di liberarsi dal mostro del nazifascismo, lo deve anche
ai 25 milioni di morti sovietici ed alle migliaia di partigiani comunisti
che hanno lottato nella maggior parte dei paesi occupati, compreso il
nostro.
Non consideriamo il Consiglio d’Europa una sede legittima per
realizzare una cosÏ insopportabile operazione di riscrittura della
storia. Ancora una volta, il revisionismo storico serve a consolidare
le politiche di guerra poste in essere da chi Ë uscito vincitore
dalla guerra fredda, politiche che noi condanniamo con fermezza insieme
all’espansione ad Est della Nato ed alla destabilizzazione di
interi Paesi e continenti in nome di politiche di potenza e di egemonia.
L’Unione Europea farebbe meglio a rompere con il liberismo e il
sostegno acritico agli Stati Uniti, piuttosto che riesumare i peggiori
fantasmi del maccartismo e dell’anticomunismo militante della
guerra fredda.
Ne costatare che la decisione in merito alla presentazione della risoluzione
ha sollevato, in tutta l’Europa, una vigorosa reazione, attraverso
una vera e propria mobilitazione di massa non solo delle forze comuniste
e di “sinistra alternativa”, ma anche di partiti e movimenti
di diversa ispirazione (ad esempio, in alcuni paesi, come la Grecia,
l’intero arco delle forze democratiche, anche quelle a governo
di centro-destra, si schiera unanimemente contro l’iniziativa
anticomunista nell’assemblea parlamentare del Consigli d’Europa),
il Cpn del PRC invita ad assumere analoghe iniziative di pressione anche
nel nostro Paese in pieno accordo con la risoluzione adottata in questo
senso dall’esecutivo della Sinistra Europea riunitosi a Berlino
il 14 e 15 gennaio scorso.
OdG
di Progetto Comunista - RESPINTO
La crisi economico-finanziaria
viene scaricata sui lavoratori
La crisi economico-finanziaria
che investe l'Italia, nel quadro della crisi capitalistica internazionale,
in quest'ultima fase ha subito un'evidente accelerazione, investendo,
negli ultimi anni, il tessuto delle piccole e medie imprese di tutto
il Paese. Dopo la fase delle delocalizzazioni nei Paesi dell'Est Europeo,
connessa alla ricerca di forza lavoro a bassissimo costo, abbiamo assistito
alle chiusure aziendali di interi comparti produttivi, dal tessile al
meccanico: la crisi non risparmia il terziario, commercio e servizi.
In queste settimane è emerso, dopo tangentopoli, "bancopoli", segno
evidente della concorrenza spietata tra le diverse fazioni della borghesia
nel nostro Paese nelle scalate bancarie e di potere, col coinvolgimento
di entrambi gli schieramenti di centrosinistra e centrodestra e di istituzioni
borghesi come la Banca d'Italia e la magistratura. Uno scontro intercapitalistico
interno ed internazionale, che vede la penetrazione nel capitale finanziario
del Paese, e quindi nell'industria, di capitali esteri pi_ solidi e
pi_ forti.
L'intreccio Unipol-Bnl e Bpi-Antoveneta rappresentano l'ultimo episodio
di una sequenza iniziata con la privatizzazione del sistema bancario
e la scalata di Tronchetti Provera in Telecom Italia, operazioni che
vedono coinvolti, in un inestricabile intreccio, rendite e profitti,
capitalismo delle nobili casate e dei parvenu, banche e imprese cooperative,
governo e opposizioni; a ciò segue la bancarotta di Parmalat e Cirio,
fino alla vicenda dei bond argentini. Mentre nel breve periodo l'aristocrazia
finanziaria (Unicredit, Capitalia) mantiene il controllo su Fiat e Corriere
della Sera, "gli olandesi" del Abn Amro assumono il controllo di Antoveneta
e "gli spagnoli" del banco di Bilbao iniziano la scalata alla Banca
Nazionale del Lavoro: entrambe di conseguenza penetrano nel tessuto
industriale del paese. Mario Draghi, già vicepresidente di Goldman Sachs
con interessi diretti nell'operazione della Banca di Bilbao sulla Bnl,
assume oggi la direzione della Banca d'Italia in sostituzione di Antonio
Fazio, estromesso non tanto per la scontata corruzione, ma perchè liquidato
dalla finanza internazionale.
Una crisi economico-finanziaria che i capitalisti e i loro governi nazionali
e locali scaricano sui lavoratori e le masse popolari, come tra gli
altri il caso Telecom Italia dimostra con i gravi effetti negativi su
qualità del servizio, tariffe e occupazione. I giornali locali ogni
giorno annunciano licenziamenti, mobilità, cassa integrazione che colpiscono
migliaia di lavoratori, mentre autorevoli esponenti delle organizzazioni
padronali, supportati dagli esponenti del governo e dell'opposizione
liberalriformista, chiedono ed ottengono aumento di flessibilità e precarietà,
privatizzazione del sistema pensionistico e scippo del Tfr/Tfs, dei
servizi pubblici essenziali, della scuola e della sanità pubblica. Conquiste
storiche della nostra classe di riferimento, acquisite dopo dure lotte
nel corso di decenni, sono messe in discussione. E' di questi giorni
l'annuncio di oltre mille licenziamenti da parte della Fiat.
Confindustria vuole il controllo totale sul lavoro salariato, la resistenza
dei metalmeccanici
La giunta di Confindustria ha presentato il 22 settembre le sue proposte
sui contratti e le relazioni industriali in vista della revisione del
patto del 23 luglio '93 e per il nuovo patto concertativo da realizzare
insieme a Cisl, Uil e Cgil e al nuovo probabile governo di centrosinistra.
Dopo aver individuato le cause delle loro difficoltà economiche nell'alto
costo del lavoro propongono l'abbattimento della quota fissa dei salari
e una maggiore flessibilità, in entrata e in uscita, congiunta ad un
aumento della precarietà attraverso l'utilizzo di tutte quelle tipologie
contrattuali precarizzanti in funzione delle loro esigenze di mercato
e alla gestione unilaterale e flessibile dell'orario di lavoro. Nel
tentativo palese di stringere una camicia di forza attorno alle lotte
operaie e popolari propongono "un patto costituzionale" al futuro governo
e a Cgil Cisl e Uil che definisca regole e sanzioni. La Confindustria
del liberalriformista Montezemolo, dopo aver chiesto ai lavoratori di
faticare di pi_ e con meno salario, vuole imporre regole per limitare
il diritto di sciopero in tutti i comparti, depotenziare il ruolo delle
Rsu nella contrattazione aziendale, impedire la democrazia sindacale
attraverso procedure di conciliazione ed arbitrato assistite da sanzioni.
La vertenza dei metalmeccanici ha assunto in questo quadro un carattere
generale di difesa di tutta la classe, specialmente dopo al firma, in
linea con gli altri accordi nelle diverse categorie, del contratto delle
telecomunicazioni che in cambio di appena 97 € di aumento al 5_
livello, in un settore dove le imprese macinano profitti, cede in flessibilità.
I lavoratori metalmeccanici hanno dimostrato in questi tredici mesi
di scioperi e manifestazioni fino ai blocchi stradali e ferroviari degli
ultimi giorni di non voler accettare scambi a perdere tra salario e
flessibilità, di non indietreggiare e andare fino in fondo nella difesa
del salario, dei diritti e delle tutele. L'ipotesi di accordo siglato
da Fiom, Fim e Uilm con Federmeccanica giovedì 19 gennaio, da respingere
quando sarà sottoposto al referendum dei lavoratori nelle fabbriche,
è insufficiente a salvaguardare il potere d'acquisto dei salari: la
cifra lorda di 100 €, parametrati secondo i livelli, di fatto si
riduce a pochi euro netti se consideriamo l'effetto degli scaglionamenti,
lo slittamento di sei mesi della durata contrattuale, il ritardo rispetto
alla scadenza del contratto. In cambio di una cifra simbolica si apre
in tema di flessibilità: passa l'orario plurisettimanale - aggiungendo
alla necessità stagionale anche "le ragioni produttive e di mercato"
- da contrattarsi "in modo non ostativo dalle Rsu; l'apprendistato si
estende sia in termini di durata che di lavoratori coinvolti. La costituzione
di una commissione paritetica che valuti entro giugno l'applicazione
dell'orario plurisettimanale e nel contempo discuta di " competitività,
produttività, orario, mercato e condizioni di lavoro" oltre a "contratti
a termine e quelli di somministrazione" fa rientrare dalla finestra
quanto apparentemente uscito dalla porta: l'applicazione della legge
30 e l'avvio del nuovo modello contrattuale in un quadro di concertazione
con il nuovo probabile governo di centrosinistra.
Nel congresso in corso nella Cgil il passaggio della burocrazia sindacale
riformista di Lavoro Società nella maggioranza concertativa di Epifani
è stato giustamente punito dai lavoratori con la perdita di oltre il
50% dei voti rispetto al precedente congresso, mentre le tesi alternative
sulla contrattazione e sulla democrazia sindacale hanno avuto una evidente
affermazione: la costruzione di una sinistra sindacale classista in
Cgil, aperta al confronto e al coordinamento con i settori classisti
del sindacalismo di base, è all'ordine del giorno.
Il programma dell'Unione: coerente con il "lacrime e sangue" annunciato
da Prodi
Le primarie truffa, presentate come lo strumento attraverso il quale
"spostare a sinistra l'impianto del programma dell'Unione", si sono
confermate invece come lo strumento dell'elezione plebiscitaria di Prodi
e della sua legittimazione. Una sconfitta a prescindere dai numeri:
perchÈ implicava il riconoscimento dei "principi dell'Unione"
con tutto quello che ne consegue, sia in politica estera - regole di
Maastricht; direttiva Bolkestein; patti militari, Nato inclusa; le guerre
dell'Onu; sostegno all'imperialismo italiano inclusa l'occupazione militare
dell'Irak - sia in politica interna, con la continuità nelle leggi e
nelle manovre finanziarie: contro i lavoratori italiani ed immigrati;
la privatizzazione dei servizi essenziali, della scuola, della sanità
e della previdenza.
La forza acquisita dopo le primarie dal centro liberale viene espressa
nero su bianco nelle duecentosettantaquattro pagine del programma presentato
il 10 gennaio ai partiti dell'Unione per le prossime elezioni politiche,
bozza non a caso firmata da Andrea Papini, fedelissimo di Prodi. Il
lavoro dei quattordici tavoli programmatici votato all'inizio di dicembre
da tutti i partiti dell'Unione, dall'Udeur al Prc, ha trovato sintesi
nella bozza di programma. Un programma che prevede: un'accelerazione
di liberalizzazioni e privatizzazioni; una politica fiscale e finanziaria
mirata al rientro del deficit statale; l'introduzione del federalismo
fiscale; il prolungamento dell'età pensionabile; continuità in tema
di flessibilità e precarietà del lavoro salariato con la conferma degli
assi del "pacchetto Treu" e della legge 30; l'abbattimento del costo
del lavoro col blocco degli aumenti salariali; espulsioni e rimpatri
per gli immigrati; il ritiro delle forze di occupazione in Irak solo
se concordato con il governo fantoccio del paese colonizzato. Tutto
questo è incompatibile con un partito che si richiama alle ragioni dei
lavoratori e delle lavoratrici, delle giovani generazioni di studenti
e precari scese in piazza per un altro mondo possibile.
La bozza di programma presentata dai liberali dell'Unione evidenzia
la natura borghese del governo di cui Rifondazione Comunista farà parte,
nel caso di una probabile vittoria del centrosinistra: governo in cui
i ministri della sinistra dello schieramento e i sindacati concertativi
avranno esclusivamente una funzione di copertura e stabilizzazione sociale,
di avallo della subalternità al liberalismo. Abbiamo chiesto e chiediamo
la rottura delle forze di sinistra con i liberali dell'Unione (maggioranza
Ds e Margherita), i futuri azionisti del partito democratico, per liberare
i lavoratori da questo abbraccio mortale. Le forze della sinistra che
intendono difendere gli interessi immediati dei lavoratori, i sindacati
- compreso il sindacalismo di base -, i movimenti di lotta popolari,
il movimento degli studenti nelle scuole e nelle Università devono unire
le proprie forze e lavorare per la costruzione di un polo autonomo di
classe, in alternativa a entrambi gli schieramenti di centrodestra e
di centrosinistra e alle loro politiche.
Per una risposta operaia e socialista alla crisi capitalista
E' necessaria una svolta profonda nella politica del nostro partito,
non possiamo limitarci a suggerire correzioni del programma dell'Unione,
non possiamo continuare ad illudere i nostri militanti proponendo, come
fanno i dirigenti dell'Ernesto, un'offensiva della sinistra dell'Unione
in nome delle "priorità del programma": ma programma di quali forze
sociali? per il governo di quale classe? E' necessario rompere con i
liberali dell'Unione, con i rappresentanti dei banchieri.
Sono altri gli obiettivi che il Prc si deve porre: il rilancio del movimento
per il ritiro immediato e incondizionato delle forze di occupazione
dall'Irak e in solidarietà con il popolo oppresso di Palestina; la ricostruzione
della sinistra sindacale in Cgil, a partire dal sostegno critico all'esperienza
della Rete 28 aprile; la convergenza contro la concertazione di tutto
il sindacalismo di classe, confederale e di base, attorno ad una piattaforma
che unifichi tutto il lavoro salariato, tutti comparti e categorie,
disoccupati e precari, italiani e immigrati. La lotta dei metalmeccanici
di questi mesi e giorni, la manifestazione nazionale degli immigrati
all'inizio di dicembre a Roma, l'occupazione dell'Università di Milano
e altre città, le lotte popolari in Piemonte contro la Tav e a Bologna
contro Cofferati, le grandi manifestazioni per la difesa dei diritti
delle donne rivelano una enorme volontà e potenzialità di lotta e resistenza
che dobbiamo saper unificare e rilanciare contro il padronato e il governo
Berlusconi oggi, contro l'eventuale governo Prodi domani (altro che
proporre -come fa l'area Erre- un "sostegno condizionato", intermittente,
al prossimo governo dei banchieri).
Di fronte agli effetti della crisi capitalistica e al tentativo del
padronato e dei loro governi di scaricarne gli effetti sui lavoratori
e le masse popolari è necessario elaborare una risposta operaia e socialista
alla crisi capitalistica. Un programma che includa obiettivi immediati
e transitori a partire dal rilancio delle lotte per un forte aumento
salariale uguale per tutti; l'assunzione dei giovani lavoratori precari;
l'apertura sotto controllo operaio dei libri contabili delle aziende;
la nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio delle
fabbriche che licenziano e chiudono; la nazionalizzazione, sotto controllo
operaio e senza indennizzo, delle banche investite da bancopoli. E'
necessario cioè avanzare e propagandare un programma per la costruzione
nelle lotte di una alternativa -e quindi di un governo- dei lavoratori.
Ma per fare questo bisogna sconfiggere il tentativo di arruolare Rifondazione
nel futuro governo dei banchieri, rimuovendo così una sponda politica
di opposizione per i movimenti e le lotte dei lavoratori, facilitando
un processo di "pace sociale" che, in una società divisa in classi,
significa una guerra combattuta solo dalla classe dominante.
Per quanto riguarda le liste elettorali, constatiamo che per la prima
volta si apre la rappresentanza parlamentare anche alle minoranze, cosa
in sÈ corretta; significativamente, però, almeno per quanto riguarda
Progetto Comunista, la scelta viene fatta direttamente dalla segreteria
nazionale. Questa modalità pare indirizzata a cooptare insieme all'ex
portavoce dell'area anche l'area stessa, tentando di eliminare l'unica
voce di opposizione coerente alla linea governista: di qui la richiesta
di un impegno preventivo a votare la fiducia al governo. La maggioranza
della rappresentanza in Cpn di Progetto Comunista (10 membri su 17,
eletti al recente congresso) non ha concordato tale scelta e ribadisce
la propria inflessibile opposizione alla deriva governista del partito,
chiamando tutti i militanti del partito a salvaguardare il progetto
di fondo della rifondazione comunista: l'opposizione di classe per l'alternativa
rivoluzionaria dei lavoratori.
Francesco Ricci
Alberto Airoldi
Luca Belà
Patrizia Cammarata
Nicola di Iasio
Pia Gigli
Ruggero Mantovani
Antonino Marceca
Michele Rizzi
Fabiana Stefanoni
Valerio Torre