Comitato Politico Nazionale 26 - 27 novembre 2005

Ordini del giorno

Per la grazia a Adriano Sofri
Contro le basi militari
Intervento politico sugli italiani all’estero
Sul referendum costituzionale
Sull’autodeterminazione delle donne
Sulla manifestazione del 3 dicembre per i diritti delle/dei migranti
Sostituzione Direzione Nazionale

Per la grazia a Adriano Sofri
Adriano Sofri è in un istituto penitenziario da nove anni: una detenzione lunga, che ha comportato un indebolimento psico-fisico. Sofri sta molto male. Si ripropone quindi con urgenza il tema della grazia da parte del Presidente della Repubblica, ora che la Consulta ha dichiarato ammissibile il conflitto sollevato dal Quirinale nei confronti del Ministro della Giustizia. Siamo vicini a Sofri con speranza e affetto. *Segreteria Nazionale ed approvato all’unanimità.

Contro le basi militari
L’annuncio del Ministro della Difesa circa la chiusura della base militare de La Maddalena e il ritiro dei sommergibili nucleari Usa dalle acque territoriali nazionali è una notizia importante. Tale decisione è il frutto delle mobilitazioni del popolo sardo che da sempre si è opposto alla militarizzazione del proprio territorio, dalla ferma posizione espressa dall’amministrazione Soru e, in generale, del movimento contro la guerra del nostro paese. Il Comitato Politico Nazionale (Cpn) esprime soddisfazione per questo risultato politico, pur invitando a vigilare perché dalle parole si passi ai fatti, impegna tutto il Partito affinché continui su tutti i territori la mobilitazione contro la presenza di basi militari così che all’auspicabile prossimo smantellamento della base de La Maddalena segua anche quello dei poligoni militari italiani in Sardegna e delle basi Usa e Nato su tutto il territorio italiano. Il Cpn sostiene e stimola tutte le iniziative istituzionali tese a denunciare e a smantellare i dispositivi nucleari installati sugli armamenti presenti nelle basi militari straniere di stanza in Italia (che comportano elevatissimi rischi ambientali e sanitari per le popolazioni interessate) nonché le proposte volte alla desecretazione di tutti gli accordi coperti da segreto di stato. A tal fine propone che, attraverso i suoi parlamentari e consiglieri regionali, sia convocata una Conferenza Internazionale per la denuclearizzazione del Mediterraneo e, in accordo con il risultato della Conferenza Internazionale contro la presenza di basi militari straniere che si è tenuta a L’Avana (Cuba) dal 6 al 10 novembre scorsi, si impegna nelle mobilitazioni future in Italia e nel mondo con l’obiettivo di consolidare una rete mondiale contro le basi militari, in vista del prossimo Forum Sociale Mondiale e dell’importante Conferenza Internazionale che ci sarà in Ecuador nel 2007. *Gianni Fresu, Francesco Maringiò, Alfio Nicotra, Bruno Steri, Gigi Malabarba, Michele Piras Approvato all’unanimità

Intervento politico sugli italiani all’estero
Considera importante accelerare il percorso di relazione e di conoscenza delle comunità italiane nel mondo, non solo in relazione alla loro partecipazione alle prossime elezioni politiche, ma soprattutto per condividerne le esperienze di vita, di lotta politica e di meticciato culturale, esperienze utili alla crescita del partito e al suo impegno nella costruzione di una alternativa di società. Pertanto invita: - Le compagne e i compagni parlamentari e dirigenti del partito ad inserire sempre, nel programma delle loro visite all’estero, gli incontri con le comunità italiane; - Le compagne ed i compagni eletti nei consigli regionali, provinciali e comunali ad indagare sui rapporti assistenziali, commerciali e culturali che gli enti locali intrattengono con le comunità italiane all’estero e le loro associazioni e ad intervenire per garantire trasparenza, equità e pluralismo; - Le federazioni e gli attivi regionali a ricercare contatti con l’associazionismo estero che si articola prevalentemente sulla base della regione o del comune di provenienza; - Le compagne e i compagni impegnati nei sindacati a mettere a disposizione del partito i contatti con patronati e associazioni operanti all’estero, attualmente monopolizzate solo da alcuni partiti, garantendo così una par condicio fra le forze dell’Unione. *Carlo Cartocci Approvato all’unanimità

Sul referendum costituzionale
Il Cpn, riunitosi il 26-27 novembre 2005-11-25 considerato che il 20 ottobre la Camera dei deputati e il 16 novembre il Senato hanno approvato in seconda e definitiva lettura il disegno di legge costituzionale “Modifiche alla Parte II della Costituzione”, a maggioranza assoluta; non essendo stato raggiunto il quorum dei due terzi la legge non è stata promulgata ma solo pubblicata come testo di legge sulla Gazzetta ufficiale per dare la possibilità di chiedere il referendum da parte di un quinto dei componenti di una delle Camere o di cinque Consigli regionali o di 500 mila elettori/elettrici; il testo di legge è stato pubblicato il 18 novembre in GU, giorno da cui decorrono i tre mesi per la richiedere il referendum oppositivo e dunque per la raccolta delle firme; il 23 novembre è stato depositato in Cassazione – primo firmatario Oscar Luigi Scalfaro – il quesito da parte di un vastissimo arco di organizzazioni politiche, associative e sindacali per avviare la raccolta delle firme per l’indizione del referendum; la scelta di raccogliere le firme, pur potendo attivare la richiesta parlamentare o dei Consigli regionali, è finalizzata ad attivare immediatamente tutti/e i/le cittadini/e per coinvolgerli nella difesa della Costituzione repubblicana e costruire così le basi della vittoria del NO al referendum. Denuncia il governo di centrodestra di utilizzare anche i tempi dell’indizione del referendum per tentare di provocare una caos istituzionale con il rincorrersi nei primi sei mesi del 2006 di scadenze particolarmente significative come le elezioni politiche e amministrative, l’elezione del Presidente della repubblica a cui si aggiungerà il referendum probabilmente nel giugno 2006. Impegna tutte le organizzazioni del partito a organizzare la raccolta delle firme, il cui termine è il 18 febbraio, anche attraverso Comitati unitari del No. Ritiene di dover sottolineare ancora la “rottura costituzionale” rappresentata dalla legge Bossi-Berlusconi perché: cambia l’intera Seconda parte della Carta del ’48, ledendo le disposizioni dell’art.138 che impone al legislatore della revisione costituzionale di intervenire con modifiche puntuali di singoli istituti; stravolge la forma di governo parlamentare attraverso l’introduzione del premierato assoluto, annullando il ruolo del Parlamento ridotto a esecutore della volontà del Primo ministro; trasforma le elezioni in un processo di investitura del Primo ministro che non dovrà richiedere neppure la fiducia e potrà controllare a suo piacimento la maggioranza parlamentare disponendo del potere di scioglimento della Camera; manomette le istituzioni di garanzia – Presidente della Repubblica, Csm, Corte costituzionale –svuotandole dei loro compiti di salvaguardia del pluralismo istituzionale, dei diritti, civili politici e sociali, di ogni cittadino/a; dietro un falso federalismo, dato che il Senato non sarebbe organo rappresentativo delle realtà istituzionali territoriali, provoca la secessione dei ricchi dai ceti poveri attraverso la devolution delle competenze in materia sanitaria ed educativa, così da spezzare l’unità giuridica e politica della Repubblica e annullare il diritto di uguaglianza e la pari dignità sociale delle persone, sancita dall’art. 3 della Costituzione. Dopo decenni di tentativi di realizzare la ‘grande riforma’ per cambiare in senso autoritario i connotati della Repubblica, ora, con la campagna di raccolta delle firme e poi con quella referendaria per far vincere il No, è tempo di dare una nuova legittimazione popolare alla Carta costituzionale nata dalla Resistenza antifascista, per affermare la sua centralità e supremazia, fondamento della democrazia e dei diritti universali delle persone. *La segreteria nazionale di Rifondazione comunista Approvato all’unanimità, con 4 astensioni

Per informazioni www.salviamolacostituzione.it

Sull’autodeterminazione delle donne
L’escalation che sta vivendo in queste settimane la campagna contro la legge 194, simbolo oltre che strumento della autodeterminazione delle donne, non ha precedenti negli ultimi anni: il tentativo di bloccare l’ introduzione in Italia della pillola abortiva RU486, le proposte dell’Udc di istituire una commissione parlamentare sull’applicazione della legge e di “aprire” i consultori pubblici ai volontari del movimento della vita sono tutte misure volte a “svuotare dall’interno” una legge che perfino il politico più sconsiderato si guarderebbe bene dall’attaccare frontalmente per non perdere il consenso della maggioranza dell’elettorato non solo femminile. Questa crociata contro l’autodeterminazione delle donne viene oggi condotta spavaldamente dalla Chiesa cattolica e dalle destre, e legittimata da settori del centro sinistra, con un vigore che ha trovato linfa vitale nell’esito del referendum sulla legge 40. Mai come in questi giorni si assiste all’ennesima prova dell’inadeguatezza della sinistra a contrastare quello che è un disegno organico politico culturale insidioso che attraverso le donne investe tutta la società. E’ sul controllo e sul disciplinamento del corpo femminile, ossessione del patriarcato vecchio e nuovo, che sta misurando infatti la sua forza il disegno di una società sempre più svuotata dei grandi principi su cui si è fondata la nostra democrazia costituzionale, e sempre più regolata sui dettami del Vaticano, che interviene ormai disinvoltamente fin dentro ciò che viene deciso nelle istituzioni pubbliche, si occupa delle leggi della Repubblica italiana, assurge a depositario assoluto ed indiscusso dell’ unica etica, quella cattolica. Gran parte della sinistra è incerta se non addirittura latitante su questi temi di estrema importanza, lo è stata durante la campagna referendaria e lo è oggi, basti pensare alla rapidità con cui è sparita dall’agenda politica dell’Unione l’abrogazione della legge 40, la stessa rapidità con cui solo qualche mese fa è stata archiviata in un colpo solo qualsiasi discussione sul dopo referendum, rimosso totalmente insieme a tutte le tematiche che esso sollevava. Come se si trattasse di aspetti aggiuntivi, irrilevanti, mentre in questione sappiamo che c’era e c’è il principio di autodeterminazione delle donne, così come il principio stesso di laicità dello stato contenuto nella nostra carta costituzionale, principi violati entrambi ripetutamente sia nella legge 40, sia nelle molteplici famigerate leggi regionali sulla famiglia degli ultimi anni. Anche il nostro partito ha su questo segnato il passo. Ma non ci sono scorciatoie: non possiamo non ripartire proprio da lì, da quella sconfitta referendaria, che ha messo in evidenza sia il disegno egemonico della Chiesa cattolica, sia la sua rinnovata influenza nella società, sia, in particolare, la crescente subalternità del mondo politico nel suo complesso. Anche attraverso la furiosa campagna contro l’autodeterminazione femminile passa l’indebolimento della cultura laica e democratica del nostro paese. Nell’epoca dell’impoverimento della politica, della crisi ideale, delle mille forme di precarietà e insicurezza materiale ed esistenziale, del bisogno estremo di identità certe, la Chiesa cattolica può finalmente presentarsi come unica forza di coesione sociale e spirituale, dispensatrice di quei valori rassicuranti che sfociano nelle nuove forme patriarcali dei fondamentalismi, dell’etnocentrismo, dell’eurocentrismo, della negazione dei nuovi diritti, come indica la vicenda dei Pacs. Su questo intreccio di temi è necessario avviare un percorso di analisi e riflessione dentro il Prc, per contrastare il rischio evidente di una dismissione da parte della sinistra di quella cultura politica critica laica in cui noi ci riconosciamo in quanto femministe e comuniste. E’ necessario che la campagna elettorale di aprile sia interamente attraversata da questi temi, e che la libertà della donne in materia procreativa diventi un punto chiave, con la difesa senza se e senza ma della legge 194 e l’assunzione di un nostro impegno chiaro per abrogare la legge 40. Crediamo anche che sia necessario un lavoro di sensibilizzazione da parte del Prc verso tutte/i le/ consigliere/i regionali affinché si oppongano fermamente alla proposta circa il monitoraggio dell’attuazione della legge 194 e contro l’ingresso dei militanti antiaboristi nei consultori, un pacchetto osceno la cui applicazione come sappiamo è demandata alle Regioni. *Approvato all’unanimità

Sulla manifestazione del 3 dicembre per i diritti delle/dei migranti
Il Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista riunito il 26 e 27 novembre invita tutte le compagne ed i compagni e le strutture di partito ad attivarsi per la massima riuscita della manifestazione del 3 dicembre per l’abrogazione della Bossi-Fini, la chiusura dei Cpt, i diritti e le libertà dei migranti. Sui migranti si sperimenta oggi la costruzione di una società dell’esclusione in cui si intrecciano precarietà del lavoro e della vita, autoritarismo e repressione. L’immigrazione è sempre più un banco di prova della tenuta democratica delle nostre società. L’immigrazione è sempre, più per noi, assunzione della necessità di costruire un nuovo movimento operaio e di conquistare un’alternativa di società, capace di dare risposte alla crisi di modello sociale e alla perdita di senso che attraversa l’Europa e di cui è drammatica espressione la rivolta delle banlieus parigine. La soggettività dei migranti, l’iniziativa dei movimenti hanno aperto la possibilità di conquistare un’inversione di tendenza e l’apertura di una stagione nuova sulle politiche migratorie, alternativa alle logiche proibizioniste e repressive che segnano il quadro legislativo italiano ed europeo, di affermazione di nuovi diritti di cittadinanza. La riuscita della manifestazione del 3 dicembre è una tappa importante di questo percorso. Il partito è impegnato a produrre il massimo sforzo per favorire la partecipazione delle realtà autorganizzate dei migranti, dei tanti soggetti che si battono per l’affermazione di diritti civili, sociali e politici, delle realtà sociali e sindacali che costruiscono comuni vertenze contro la precarietà del lavoro e della vita, delle esperienze istituzionali partecipative, del vasto mondo dell’associazionismo antirazzista e democratico, dei propri militanti. *Approvato all’unanimità

Sostituzione Direzione Nazionale
Il Cpn di domenica ha votato con 158 voti a favore, 9 contrari, 8 astenuti e 1 scheda bianca la sostituzione del compagno Fausto Sorini, dimissionario dalla Direzione Nazionale, con la compagna Maria Campese, della Federazione di Bari.

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