Comitato Politico Nazionale 26 - 27 novembre 2005 Documento Progetto Comunista Il centro dell’Unione annuncia “lacrime e sangue” L’evoluzione
politica successiva alle primarie smentisce nel modo più clamoroso
la tesi che attribuiva loro la funzione di strumento correttivo dell’Unione
“a sinistra”. Infatti assistiamo ad un processo opposto.
Mentre il nostro partito è coinvolto nel vuoto chiacchierificio
di fumosi “tavoli programmatici”, giorno dopo giorno il
centro dell’Unione svela in termini sempre più espliciti
i suoi veri intenti e programmi. La subalternità delle sinistre e della maggioranza dirigente del PRC I gruppi dirigenti
della sinistra italiana sono succubi e complici di questo processo.
Le direzioni sindacali, invece di organizzare una lotta vera contro
Berlusconi e per la sua cacciata, preparano il negoziato col padronato
sul futuro sistema contrattuale nella prospettiva della concertazione
con l’Unione. E intanto regalano a Confindustria l’accordo
sugli sgravi fiscali per le imprese nel Sud e l’intesa sul sequestro
del TFR: è un primo acconto per il futuro. In questo quadro s’inserisce
anche il pieno coinvolgimento della CGIL in un ruolo collaterale al
futuro governo Prodi. Il congresso della CGIL ha appunto la funzione
di garantire la neutralizzazione preventiva di un’opposizione
sindacale al futuro governo dell’Unione. Ciò anche tentando
di emarginare ogni opposizione ad Epifani all’interno del sindacato.
La manovra di assunzione di una parte della sinistra interna (guidata
da Patta) ha questo scopo. La drammatica urgenza di una coerente svolta strategica Così non può continuare. Il nostro partito non può continuare, contro l’evidenza dei fatti, ad illudere il proprio corpo militante. Il processo e la prospettiva in cui siamo inseriti, sono sempre più apertamente contraddittori con le ragioni che abbiamo raccolto nella nostra storia di forza di opposizione. Né i gruppi dirigenti delle mozioni critiche Ernesto ed Erre, possono riproporre, come se nulla stesse accadendo, la vecchia illusione di un possibile negoziato riformatore con i rappresentanti dei banchieri o di un loro possibile condizionamento dal basso. Il nodo ormai è giunto al pettine. O si preserva l’Unione, cioè la subordinazione del PRC al liberalismo italiano, e allora ci si condanna all’esito annunciato di una corresponsabilità di governo potenzialmente distruttiva al servizio dei poteri forti e della concertazione. O si rompe finalmente col centro dell’Unione e si libera una nuova politica e una nuova prospettiva. E questa è la nostra proposta. La rottura con il centro dell’Unione non è e non vuole essere un ripiegamento settario e isolazionistico. Al contrario è e deve essere una proposta sfida all’intera sinistra italiana, a tutte le rappresentanze di movimento, a tutti i protagonisti di una stagione di lotte, perché raggruppino le proprie forze intorno ad un polo indipendente, e uniscano la propria azione attorno ad un’autonoma piattaforma di mobilitazione nella prospettiva di un’autentica prova di forza col governo e il padronato. Lo sciopero generale del 25 novembre, nonostante il carattere puramente simbolico e inoffensivo delle quattro ore decise, l’imminente manifestazione nazionale dei metalmeccanici, le lotte che si sono sviluppate nel pubblico impiego e nell’Università, la prossima manifestazione nazionale dei migranti, rivelano la presenza, nonostante tutto, di un volume di energie e combattività che, pur logorato, è ben lungi ancora dall’essere disperso. Così è per le potenzialità di rilancio di una seria mobilitazione per il ritiro immediato e incondizionato delle truppe dall’Iraq. Ma è decisiva l’unificazione delle forze, la chiarezza degli obiettivi, la determinazione risoluta nel perseguirli. Anche di qui l’importanza di impegnare il partito nella ricostruzione della sinistra sindacale in CGIL, a partire dal sostegno critico all’esperienza della “Rete 28 aprile”, come leva di una battaglia contro la concertazione e la prospettiva della pace sociale. Nell’ambito della lotta per una più generale convergenza nell’azione di tutto il sindacalismo di classe – confederale e di base – attorno a una comune battaglia di massa. La permanenza dell’Unione con i liberali rappresenterebbe il sacrificio di questo patrimonio e di queste potenzialità, quale dote da offrire al compromesso di governo con i poteri forti del Paese. Ed è oggi paradossalmente, proprio Berlusconi e il suo governo, a beneficiare di questa subordinazione paralizzante dei movimenti ai liberali. La rottura con il centro liberale da parte della sinistra italiana è l’unica via che può liberare il rilancio di una mobilitazione generale e indipendente, sino ad una spallata risolutiva a Berlusconi dal versante delle lotte. E’ l’unica via che può collegare la lotta per cacciare Berlusconi alla prospettiva di un’alternativa dei lavoratori e delle lavoratrici. Un’alternativa che è incompatibile con la borghesia e le sue rappresentanze. E’ l’unica via che può liberare un programma autonomo del nostro partito: non un programma che vada “oltre” quello dell’Unione, come qui si propone, ma un programma generale anticapitalistico contrapposto al programma del liberalismo perché fondato su un’opposta ragione sociale. Un programma che leghi le battaglie quotidiane dell’opposizione, nei movimenti e nelle lotte, alla prospettiva socialista. Una sinistra realmente alternativa o è rivoluzionaria o non è Questa prospettiva
alternativa richiede da subito una netta opposizione alla proposta di
costituzione di una sezione italiana del Partito della sinistra europea. MARCO FERRANDO respinto con 11 voti a favore |